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CIBO "BUONO" E "CATTIVO": È ORA DI CAMBIARE MENTALITÀ

Nel mondo delle diete, spesso si cade nella trappola di classificare i cibi in “buoni” e “cattivi”, “sani” e “non sani”, “fit” e “sporchi”. Se un alimento non ha il prefisso “light”, “fit” o “dietetico”, sembra quasi non sia adatto per chi sta cercando di perdere peso o mantenere un’alimentazione equilibrata. Ma è davvero così?

La realtà: il cibo è cibo.

Ti è mai capitato di sentirti giudicata o in colpa per aver scelto un piatto che non rispecchia l’idea comune di “dieta”?

  • Se mangi un piatto di gnocchi con il quark: vieni accusata di esagerare con i carboidrati.

  • Se spalmi della crema al cioccolato su un pancake: ti puntano il dito per non aver scelto quella "fit".

  • Se unisci due fonti proteiche: “Ma non si fa!”.

  • Se prepari un piatto bello e invitante (perché magari hai il tempo e la voglia): ti dicono che non sei “a dieta sul serio”.

  • Se nel tuo giorno libero mangi un croissant o una pizza: vieni accusata di “mancare di rispetto” a chi ha più peso da perdere.

  • Se non mangi solo insalata e pollo ai ferri: ti etichettano come “poco seria” o fuori controllo.

E poi c'è la cioccolata: se non è fondente almeno al 70%, qualcuno ti dirà che "non va bene" per la dieta.

Dobbiamo rieducarci al cibo.

La verità è che una dieta sana ed equilibrata non si costruisce su cibi con etichette “fit” o “light”.Il cibo non diventa automaticamente migliore o peggiore perché gli appiccichiamo parole di moda. La pasta con i legumi o un risotto con le verdure restano piatti perfettamente equilibrati anche senza “light” davanti. E sì, se stai in deficit calorico, l’ago della bilancia scenderà comunque, con o senza parole target.

Il concetto di "light" è relativo

Quello che può essere “light” per una donna, potrebbe non esserlo per un’altra donna con un fabbisogno calorico diverso, per un uomo o per chi svolge attività fisica intensa. Cambia il contesto, cambiano le quantità, cambia il fabbisogno. Non esiste un cibo “light” di default: tutto dipende da quanto ne mangi e da come si inserisce nel tuo piano alimentare complessivo.

La moderazione conta più delle etichette

Mangiare un croissant il sabato mattina o una pizza il sabato sera non significa non seguire un’alimentazione sana. È la costanza quotidiana a fare la differenza, non un singolo pasto o alimento. Mangiare due biscotti a colazione o un gelato a merenda non cancella i tuoi progressi.

Quello che conta è il quadro generale:

  • Il tuo bilancio calorico complessivo.

  • La qualità e varietà degli alimenti che scegli.

  • I tuoi obiettivi e il tuo stile di vita: sport, lavoro, stress, sonno.

Basta critiche non richieste.

Prima di giudicare o puntare il dito su quello che una persona mangia, bisognerebbe conoscere il suo contesto:

  • Quali sono i suoi obiettivi?

  • Qual è il suo fabbisogno calorico?

  • Qual è la sua attività fisica?

Se non si conoscono questi elementi, quelli espressi non sono consigli costruttivi, ma solo commenti arroganti, spesso mascherati da “parere personale”.

La chiave è la consapevolezza

Nella corretta alimentazione non esistono regole universali o restrizioni per tutti. Esistono scelte consapevoli, basate sulle proprie esigenze nutrizionali, sul buon senso e sul proprio stile di vita.

Rifletti su questo:

  • Non serve mangiare solo cibi con l’etichetta “fit” per essere in salute.

  • Non esistono alimenti magici o proibiti: è l’equilibrio complessivo a fare la differenza.

  • Liberati dalla mentalità del “tutto o niente”: un’alimentazione sostenibile include anche i tuoi piatti preferiti.

Se vuoi imparare a gestire il cibo senza ansia o sensi di colpa, sono qui per aiutarti a creare un percorso che rispetti i tuoi bisogni e le tue preferenze, senza estremismi.

Il cibo è solo cibo. Non serve etichettarlo, serve imparare a gestirlo. E tu puoi farlo. Puoi scrivermi sui social per tutte le info!

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